La forza fisica non basta a garantirsi il successo nel tennis. La tenuta mentale e psicologica è determinante nel trasformare un discreto giocatore in un campione affermato.
L’imprevedibilità e la complessità di uno sport come il tennis risulta essere ulteriormente complicata da livelli di stress particolarmente elevati. Senza contare poi le crescenti pressioni fuori dal campo: impegni con gli sponsor, interviste, gli spostamenti continui.
L’ abilità di non lasciarsi consumare mentalmente è allora fondamentale nella formazione di un top player.
Il lavoro per acquisirla è però tutt’altro che semplice. Non è certo un caso che la figura dello psicologo dello sport si sia ritagliato una posizione centrale nello staff di un tennista professionista.
Il pluricampione Roger Federer, per esempio, si è affidato nelle mani di uno mental coach fin dagli esordi a soli 17 anni.
Una delle chiavi del suo successo è stata l’introduzione di un programma di Mental Imagery.
“Visualizzo me stesso mentre raggiungo la vittoria utilizzando immagini vivide, emozionali e potenti che rappresentano ogni azione della mia partita,” ha affermato lo svizzero. “Rinforzo queste immagini positive con la visualizzazione di vittorie del passato, ritrovando le sensazioni che avevo provato in quelle occasioni.”
All’ interno di un match ci sono poi momenti significativi, duranti i quali il rischio di lasciarsi trascinare dalle emozioni cresce a dismisura.
Particolarmente critico è il break tra un un punto e quello successivo.
In quella manciata di secondi immagini negative possono affiorare nella mente e intaccare la fiducia di un giocatore.
Una soluzione per superare questo stop psicologico è quella ideata dal dottor Jim Loehr.
La sua tecnica di controllo dei pensieri prende il nome di ’16 seconds cure’, la cura dei 16 secondi. Si tratta di un rituale composto da 4 movimenti: cambiare posizione della racchetta, girarsi, camminare fino al fondo del campo e, infine, ritornare verso la linea per servire o ricevere.
In questo modo, secondo Loehr, è possibile mantenere compostezza e concentrarsi per il punto successivo.
La ricetta magica che può essere applicata ad ogni tennista ovviamente non esiste. Il temperamento personale gioca un ruolo determinante e sta al singolo escogitare delle strategie personali, ad hoc.
Perché come ha rivelato Novak Djokovic nel 2014 dopo la vittoria a Wimbledon la forza bisogna prima trovarla dentro di sé:
“Sono riuscito a battere il mio avversario, ma prima ho dovuto vincere contro me stesso, ho scoperto quanto è stato importante la forza interiore per vincere questo trofeo.”