È sempre difficile dire addio al proprio sport, al proprio lavoro. Soprattutto se di questo se ne fa la propria passione.
Abbandonare non vuol dire sempre arrendersi, a volte l’abbandono arriva quando raggiungiamo il limite delle nostre possibilità. Quando abbiamo dato tutto e non c’è altro che potremmo dare.
Portatrice di questo esempio è Tania Cagnotto, che chiude col mondo dello sport per dedicarsi alla vita di tutti i giorni.
Tutto questo è avvenuto prima del matrimonio e del viaggio di nozze. Una scelta difficile. Un cambiamento davvero impegnativo.
Ma qual è il momento giusto per smettere? Come dicevamo prima, nel momento in cui abbiamo dato tutto. Ma siamo sicuri di sapere davvero quando siamo arrivati in fondo?
È facile pensare di potersi spingere sempre più in là, e anzi, è quello che puntiamo a fare quando iniziamo la nostra carriera sportiva agonistica o non. Spingersi oltre i propri limiti. Quindi teoricamente non c’è nemmeno un punto di arrivo. Però c’è chi riesce a trovarlo, e chi ce la fa può sentirsi realizzato. Non aspettiamo che sia il nostro corpo o qualcun altro a dirci basta! Prendiamo le nostre decisioni e cerchiamo di comprendere quando è arrivato il momento di farsi da parte. Quando quello che avevamo da fare è stato fatto e fare altro sarebbe superfluo.
Uno sportivo, un cantante, uno scrittore e così via dovrebbero passare alla storia, oltre che per le loro opere, anche per la loro capacità di fermarsi. Per la capacità di riconoscere i limiti, di prefissarsi una fine e di dare tutto nel periodo stabilito.
Non è semplice. Spesso si sentono molti personaggi dire: ” mi ritirerò” e poi dopo poco li rivediamo all’opera. È vero è pur sempre un abbandono, un cambiamento e come tutti i cambiamenti non è semplice, ma è questo appunto che lo rende grandioso. Insomma lo sappiamo bene che se una cosa è troppo semplice è alla portata di tutti, e non sono certo quelle gesta semplici a portare gloria.
Come va affrontata una decisione del genere? Prendiamo l’esempio della Cagnotto. Per lei la scelta è stata, in parte, facilitata. Questo perché un posto sul podio come addio è senz’altro gratificante. Sei arrivato alla fine, hai ottenuto grandi risultati e contento ti ritiri. Più difficile potrebbe essere per un’altra persona che magari deve abbandonare, ma finisce con una sconfitta. È normale avere voglia di rifarsi e pensare: “Ma si! Ancora due anni e poi mi ritiro” ma si rischia di entrare in un loop che ci porteremmo dietro a vita.
Quindi, la maniera più corretta per riuscirci sarebbe decidersi e farlo. È vero, è un po’ banale, ma questa è la realtà, bisogna lavorare sulla forza di volontà e pensare due cose. La prima è che se anche per una volta sola abbiamo avuto il pensiero di abbandono del nostro sport un motivo c’è e questo non può essere trascurato. La seconda è non pensare all’ultima gara, ma alla propria carriera, la quale è stata probabilmente soddisfacente.
Forse allora è meglio fermarsi da soli, e proseguire, per divertimento, a livelli inferiore. Portando avanti in contemporanea una vita che richieda meno sacrifici, con alle spalle una carriera che porta il sorriso ogni volta che andiamo a ripensarci.